martedì 30 agosto 2011

LO SCIOPERO DI CHI NON HA MAI LAVORATO

E' paradossale che il patinato mondo del calcio si fermi per scioperare?
Oppure lo trovate assurdo, senza senso, privo di una reale logica? O magari pensate che sia privo di empatico riguardo nei confronti delle tante persone comuni che faticano ad arrivare alla fine del mese?

O pensate che sia solo triste?

Beh, triste lo è senz'altro. Ma non tanto per il fatto che chi non ha mai lavorato, ma che da sempre guadagna milioni di euro per giocare a pallone, decide di scioperare per tutelare i propri ...privilegi. In fin dei conti, come asseriva Barnard, ogni sistema cooperativo (quindi anche il mondo del calcio) è costituito dall'equilibrio tra quelli che sono i fini organizzativi e quelli che sono i moventi personali dei membri. E quando vengono messi in discussione i moventi personali (in questo caso i privilegi dei nostri campioni) è normale che vi siano delle proteste... che diventano causa di conflitti e proteste.

Ma il fatto triste, paradossale, privo di ogni logica, svuotato da ogni razionalità, è costituito dal fatto che l'italiano medio - cioè quella strana entità che paga le tasse, che paga la crisi, che lotta per poter lavorare e a cui rubano il diritto alla pensione - è dispiaciuto per il rinvio del campionato di serie A.

Tralascio ogni commento a riguardo. Mi limito però a non capire.
Perché ognuno di noi, che sia un appassionato del calcio o meno, alla notizia dello sciopero dei calciatori si sarebbe dovuto incazzare come una bestia... 
Lo sciopero dovremmo farlo noi. Loro lo hanno fatto per una domenica? Bene, noi facciamolo per 3 mesi: 3 mesi senza Mediaset Premium, senza Ski, senza Controcampo e senza la Domenica Sportiva; 3 mesi senza Stadio, senza Studio Sport e senza Mughini; 3 mesi senza Gazzetta dello Sport, senza Corriere dello Sport e senza Tuttosport. Facciamo crollare le vendite, gli ascolti, gli accessi allo stadio. Secondo voi sarebbe un bel segnale? 

Secondo me si. Ma purtroppo è un'utopia. A noi Italiani potete toglierci tutto: dal lavoro alla possibilità di riscattare gli anni universitari; dalla ricerca alla possibilità di sceglierci i nostri rappresentanti in parlamento; MA IL MALEDETTO CALCIO NO! 
...quello non si tocca.

Daniele

giovedì 25 agosto 2011

LE FESTIVITA' SOPPRESSE

E' chiaro che la soluzione ai problemi della nostra economia, dal pesantissimo debito pubblico ereditato dai politici della prima repubblica (molti dei quali siedono ancora in parlamento e in alcuni ministeri) alla totale assenza di lavoro che attanaglia tantissimi giovani, sia la soppressione di alcune festività nazionali. Mica l'abolizione delle inutili province (che in campagna elettorale volevano abolire tutti, ma proprio tutti, dalla destra alla sinistra passando per il centro); mica la drastica riduzione dei parlamentari (che sono quasi 1000, molti dei quali affetti di irriducibile assenteismo); mica la riduzione degli stipendi della casta, di tutta la casta, dai parlamentari ai consiglieri regionali. No, la soluzione ad una crisi della quale tutti negavamo l'esistenza da almeno 3 anni, non può che essere la soppressione di 3 feste nazionali.

Ironia a parte, va bene. Siamo anche disposti ad accettare l'ennesimo sacrificio che ci viene chiesto da empatici onorevoli dal cuore grondante sangue. Ma perché abolire 3 feste nazionali e non 3 feste religiose?

Io sono cristiano ma prima di ogni cosa sono italiano. L'Italia è composta da milioni di cittadini che possono anche non essere cattolici, ma che anzi possono essere buddisti, musulmani, induisti. O anche atei. Perché si aboliscono la festa della liberazione, la festa dei lavoratori e la festa della repubblica e non invece le festa del giorno dei Santi o dell'Immacolata? Perché un ateo o un buddista deve festeggiare Santo Stefano e non può festeggiare la propria repubblica? Lo Stato non dovrebbe essere laico per definizione?
E' paradossalmente ironico, poi, il fatto che tre importantissime feste nazionali vengano soppresse in quello che è il 150° anniversario dell'unità d'Italia...

Ancora una volta siamo di fronte alla manifesta incapacità politica di chi ci governa, che non solo esegue le direttive di Francia e Germania senza discutere, ma che deve anche dare forzatamente conto al Vaticano. Siamo sicuri che le future riforme (se mai ci saranno) verranno varate dal parlamento e non invece dal conclave?

Fumata nera.

Daniele